L’Università deve rimanere a L’Aquila

Il
sisma che ha colpito la nostra città e l’intero comprensorio
aquilano lo scorso 6 aprile ha profondamente sconvolto le vite di
tutte e tutti noi.

Le
ha colpite negli affetti familiari, nei danni provocati alle
abitazioni, uffici o esercizi commerciali, nella distruzione di un
intero tessuto sociale che oggi stenta a ricomporsi all’interno delle
tendopoli.

Quel
tessuto sociale aveva nell’Università il suo vero e proprio
epicentro: oltre ventimila studenti, in una città che contava
neanche settantamila abitanti, costituivano una ricchezza che non
rallegrava solo i possessori di seconde o terze case che erano soliti
lucrare affitti onerosi e in nero; quelle migliaia di giovani
costituvano un’autentica risorsa umana e culturale, e con molti di
loro siamo riusciti a costruire negli anni importanti percorsi
politici, sociali e culturali.

Dopo
il disastro del 6 aprile, nel quale hanno perso la vita molti di
quegli stessi studenti, è iniziato il dibattito sul futuro del
nostro Ateneo.

Diciamo
subito che il nostro obiettivo deve essere quello di non veder morire
la nostra Città Universitaria. Per questo non siamo
assolutamente d’accordo con chi vorrebbe trasferire altrove Corsi di
Laurea o intere Facoltà.

Siamo
invece assolutamente convinti che si debba trovare il modo ed i
luoghi idonei per consentire di poter aprire il nuovo Anno Accademico
qui a L’Aquila.

Occorre
rigettare qualsiasi obiezione riguardante le poche disponibilità
economiche necessarie a raggiungere questo obiettivo.

Epicentro
Solidale, un progetto promosso dallo Spazio Libero 51 insieme ad
altre associazioni, centri sociali e movimenti di tante città
italiane, ha sviluppato importanti rapporti anche con i comitati che
si oppongono ai progetti sull’ampliamento della Base Dal Molin, della
TAV e del Ponte sullo Stretto di Messina. Siamo convinti, come loro,
che occorra intensificare la lotta per impedire la realizzazione di
progetti inutili, dannosi e straordinariamente onerosi come questi, e
che bisogna trasferire quelle risorse finanziarie verso progetti
socialmente utili: nessun progetto in Italia si può oggi
considerare più utile socialmente della ricostruzione della
città dell’Aquila, della sua Università e del suo
comprensorio.

Anche
l’enorme spesa prevista dal Governo Berlusconi per acquistare i
cacciabombardieri Eurofighter andrebbe azzerata, indirizzando quei
fondi verso progetti che abbiano qualche utilità sociale.

In
una città come la nostra che si appresta ad ospitare il G8,
sperperando 90 milioni di Euro che svaniranno completamente nel
nulla, c’è il serio rischio di veder scomparire una parte
rilevante della nostra Università. 90 milioni di Euro
sarebbero un’ottima base per evitare un dramma del genere.

Una
città che può ospitare un’iniziativa come il G8 non può
non essere messa in condizioni di ospitare una Facoltà
universitaria come Lettere e Filosofia.

A
costo di mandare tutti i finanzieri nelle tende e gli studenti nei
caldi ed accoglienti palazzi della cittadella di Coppito (ci
perdonerete la provocazione!) la Facoltà di Lettere e
Fiolosofia deve rimanere a L’Aquila.


Epicentro
Solidale

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