Resoconto manifestazione 30 ottobre – L’Aquila

 

 

 

Dalla Fontana luminosa a Piazza della
prefettura, 5mila persone hanno sfilato per le vie del centro. Ed è
uscito fuori un bella manifestazione

 
Eravamo tanti. Si dice circa 5mila persone. Ma sopratutto eravamo determinati.

Sono le 9 e 30. Piove ed il corteo di precari e studenti organizzato a
L’Aquila dalla Cigl per chiedere il ritiro del decreto Gelmini parte
dalla Fontana luminosa. Percorrerà viale duca degli abruzzi, Via
Roma,piazza palazzo per arrivare in piazza della prefettura.


In coda lo spezzone dello Spazio libero 51: "il sapere non si compra il
lavoro non è merce" c’è scritto sullo striscione. In prima fila ci
vanno le ragazze delle superiori (vere riot girlz). Studenti medi,
universitari, precari, ricercatori, professori e altre individualità
compongono il resto dello spezzone.


I toni sono decisi. Qui i fascisti restano nelle fogne, come
ripetutamente scandito in coro e non hanno nessuna agibilità politica.
Se apparissero, mi viene in mento ad un certo momento, le ragazze in
prima fila sono così incazzate che li farebbero scappare a morsi.


E’ chiaro, almeno tra di noi, che questo è un corteo in cui dire no ai
tagli all’istruzione va di pari passo col dire no al razzismo e no al
fascismo.


Sappiamo che è nelle strade che ci strappiamo la libertà e i diritti, ed è li che siamo ora.


“ NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO”.


Continuano a precarizzare la vita e privatizzare ancora di più
l’istruzione ma non ci rappresentano. E infatti un altro bel coro viene
scandito. "contro i tagli all’istruzione noi vogliamo
autorganizzazione".


Molti altri cori si susseguono: "Se non cambierà bloccheremo le città"
, il più diretto intonato a squarciagola dagli studenti medi: "ci tagli
la scuola, ci togli il futuro Gelmini Gelmini Vaffanculo" o la
specificità locale: “Gelmini vatte a reponne”


Dopo viale duca degli Abruzzi, arrivati “dentro” Via Roma, saranno i
muri, la strada che è stretta, la pioggia che batte, ma c’è un energia
da far venire la pelle d’oca.


Tra compagni ci guardiamo: sappiamo che uno spezzone così cazzuto da
queste parte non si vedeva da tempo e non ce lo aspettavamo neanche per
oggi. Va oltre le previsioni.


Neanche il tempo di pensarci troppo però perché c’è qualcuno che inizia
a intonare un altro canto, e non puoi non gridarlo: "chiediamo diritti
ci danno polizia questa è la loro democrazia”. A L’Aquila, dove per chi
c’è vissuto, vivere è stato sempre sopportare il controllo poliziesco e
quello comunitario/ provinciale, gridarlo fa particolarmente bene. Fa
bene per un macello di motivi. Non ultimo per quello che è successo a
Roma il giorno prima; per le esternazioni di Cossiga e per sentirsi
addosso il Potere che già orchestra oscure manovre, servendosi di
quelle merde dei suoi picchiatori.


Ma noi, si dice, siamo l’onda. E se a L’aquila ci sono 5mila persone a
manifestare sotto la pioggia, ti viene in mente che sta volta magari la
marea monta e deve montare ancora. Chissà fino a quanto, chissà fino a
quando. Portandosi con se con la sua forza quello che incontra. Come
questi studenti che vedo che si stanno vivendo la città e l’Università
in modo intenso. Non succedeva da tempo ed è un bene per tutti.


Camminando qualcuno distribuisce i volantini fatti la sera prima. (leggilo qui http://spaziolibero51.noblogs.org/) Tutti sembrano molto interessati.


Dopo aver percorso il corso arriviamo bagnati a Piazza della
prefettura. Dopo qualche intervento al microfono in cui si rinnovano
gli appuntamenti della protesta il sound dell’Unione degli Universitari
fa ballare molti giovini studenti.


Ed esce anche un po’ di sole.

 
 
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