Per chi ieri era in piazza, per chi in questi giorni alza la testa: avanti così, compagn@, è tempo di riprovarci. Ieri abbiamo vinto, al di là delle dichiarazioni arroganti, delle minacce, delle paure, al di là delle mille contraddizioni.
Ma qualcosa mi chiedo. Qualcosa dobbiamo chiedercela per provare a capire e non rifare gli stessi errori di sempre. Ieri, durante il corteo qualcuno ha gridato “fascisti carogne”, per un attimo mi sono chiesto che cosa c’entrasse, ma poi ho capito: l’antifascismo è la questione fondamentale, mi dispiace, Scalzone, altro che epifenomeno!
Flashback, dissolvenze e tanti ricordi che tornano alla mente. Solo ora riesco a riunirli nel filo rosso di quello slogan, gridato migliaia di volte contro un lungo e criminale percorso che dal fascismo nasce e al fascismo ci sta portando. Firenze 1990, la cultura non è merce, occupiamo per cento giorni l’ateneo, per riprenderci la storia e con essa il diritto a ribellarci. 1991, Kossiga minaccia e parla di gladio, sfiliamo in ricordo di Giorgiana contro il picconatore. 1991, inizia la guerra permanente, Bush padre invade l’Iraq, noi invadiamo Roma. Ci scontriamo per ore con la polizia: il Leoncavallo è il primo a partire, attaccano i blindati all’altezza del Colosseo, noi reggiamo la carica, riformiamo il corteo e proseguiamo verso San Giovanni, in un crescendo di rabbia. 1992, i confederati firmano l’accordo di luglio e danno il via alla precarietà, accogliamo Trentin a bullonate e poi li costringiamo a parlare dietro gli scudi di plexiglass. 1995,
Berlusconi vince le elezioni insieme ai fascisti, non sembra possibile! Maledetti i porci che gli anno aperto la strada, maledetti i democristiani che per cinquant’anni si sono serviti dei fascisti per mettere le bombe e arricchire i padroni, maledetti gli ipocriti del pci, che hanno fatto finta di non sapere. Maledetto tu, Violante che hai legittimato i “Ragazzi di Salò”. Il 25 aprile siamo un milione a Milano, sotto la pioggia la rabbia è tanta, ma non succede nulla. Qualche mese dopo ci prepariamo ad accogliere degnamente Storace a Firenze. In 40 occupiamo giurisprudenza, passando una notte di paura e di violenza: i fascisti provocano in continuazione, li fronteggiamo da dietro i cassonetti, ma siamo pochissimi e non devono capirlo. Ne riusciamo a prendere qualcuno, che se la cava con troppo poco. L’alba arriva come un incubo, siamo divisi tra il timore di essere massacrati dalla polizia o dai fascisti. Ci incordoniamo serratissimi davanti al
portone, mano-spranga-mano, così occorrono meno persone per fare il servizio d’ordine, di fronte a noi le guardie. Dietro di loro le carogne che ci tirano i sassi. Dovremmo reggere per ore, finchè non si sarà svegliata la città e salterà la visita di Storace. Mi rivedo unico a volto scoperto, a contrattare con la digos, per guadagnare il tempo necessario. Finalmente cominciano ad arrivare decine di persone a nostro sostegno, possiamo uscire ed attraversare un quartiere che ci applaude. Poi altri ricordi: le case occupate, il centro sociale, le lotte contro la guerra umanitaria; e poi ancora Genova, il terzo traforo, l’invasione dell’Afganistan e dell’Iraq e altro ancora, fino ad oggi.
Oggi mi è chiaro: quello che ho sempre combattuto, che abbiamo sempre combattuto, che altre generazioni prima di noi, meglio di noi, con più sangue e più coraggio, hanno combattuto, è il fascismo. Ed è sul fascismo che dobbiamo interrogarci. Ha ragione chi urla, dice di voler scappare, che tutto è una merda e che c’è solo da andare via? Non credo, il fascismo è una scoperta solo per chi fino ad oggi non ha visto (o non ha voluto vedere): botte ne abbiamo sempre prese e ne continueremo a prendere (di più?quante quante di più?). Ha ragione chi si crede alle porte di un nuovo autunno caldo e spera (si illude?) che il “movimento” possa fermare il dilagare del disastro che ci circonda? Ho i miei dubbi, siamo debolissimi da tutti i punti di vista, con intorno centinaia di cani pronti a sbranarci. Ha ragione chi, con giusto rigore, ricorda le colpe dei tanti infami e non ci sta a gettarsi in un calderone indifferenziato diventando uno strumento
nelle mani dei “soliti opportunisti” (ma poi, esistono ancora?!)? In parte sì, ma bisogna stare attenti perchè così si rischia di non capire la drammatica specificità di questo momento (ma è poi questo un momento “particolarmente” drammatico o è parte di un dramma senza fine?), che forse richiede “unità” (unità, ma su cosa? la storia fallimentare dei fronti popolari dovrebbe pur insegnare qualcosa). Davvero non ho risposte! Credo solamente che per vivere degnamente bisogna essere liberi, conquistandoci le cose di giorno in giorno, senza mai chinare la testa, senza mai rimandare, che è tempo perso e si ha una sola esistenza.
Ma qualcosa mi chiedo. Qualcosa dobbiamo chiedercela per provare a capire e non rifare gli stessi errori di sempre. Ieri, durante il corteo qualcuno ha gridato “fascisti carogne”, per un attimo mi sono chiesto che cosa c’entrasse, ma poi ho capito: l’antifascismo è la questione fondamentale, mi dispiace, Scalzone, altro che epifenomeno!
Flashback, dissolvenze e tanti ricordi che tornano alla mente. Solo ora riesco a riunirli nel filo rosso di quello slogan, gridato migliaia di volte contro un lungo e criminale percorso che dal fascismo nasce e al fascismo ci sta portando. Firenze 1990, la cultura non è merce, occupiamo per cento giorni l’ateneo, per riprenderci la storia e con essa il diritto a ribellarci. 1991, Kossiga minaccia e parla di gladio, sfiliamo in ricordo di Giorgiana contro il picconatore. 1991, inizia la guerra permanente, Bush padre invade l’Iraq, noi invadiamo Roma. Ci scontriamo per ore con la polizia: il Leoncavallo è il primo a partire, attaccano i blindati all’altezza del Colosseo, noi reggiamo la carica, riformiamo il corteo e proseguiamo verso San Giovanni, in un crescendo di rabbia. 1992, i confederati firmano l’accordo di luglio e danno il via alla precarietà, accogliamo Trentin a bullonate e poi li costringiamo a parlare dietro gli scudi di plexiglass. 1995,
Berlusconi vince le elezioni insieme ai fascisti, non sembra possibile! Maledetti i porci che gli anno aperto la strada, maledetti i democristiani che per cinquant’anni si sono serviti dei fascisti per mettere le bombe e arricchire i padroni, maledetti gli ipocriti del pci, che hanno fatto finta di non sapere. Maledetto tu, Violante che hai legittimato i “Ragazzi di Salò”. Il 25 aprile siamo un milione a Milano, sotto la pioggia la rabbia è tanta, ma non succede nulla. Qualche mese dopo ci prepariamo ad accogliere degnamente Storace a Firenze. In 40 occupiamo giurisprudenza, passando una notte di paura e di violenza: i fascisti provocano in continuazione, li fronteggiamo da dietro i cassonetti, ma siamo pochissimi e non devono capirlo. Ne riusciamo a prendere qualcuno, che se la cava con troppo poco. L’alba arriva come un incubo, siamo divisi tra il timore di essere massacrati dalla polizia o dai fascisti. Ci incordoniamo serratissimi davanti al
portone, mano-spranga-mano, così occorrono meno persone per fare il servizio d’ordine, di fronte a noi le guardie. Dietro di loro le carogne che ci tirano i sassi. Dovremmo reggere per ore, finchè non si sarà svegliata la città e salterà la visita di Storace. Mi rivedo unico a volto scoperto, a contrattare con la digos, per guadagnare il tempo necessario. Finalmente cominciano ad arrivare decine di persone a nostro sostegno, possiamo uscire ed attraversare un quartiere che ci applaude. Poi altri ricordi: le case occupate, il centro sociale, le lotte contro la guerra umanitaria; e poi ancora Genova, il terzo traforo, l’invasione dell’Afganistan e dell’Iraq e altro ancora, fino ad oggi.
Oggi mi è chiaro: quello che ho sempre combattuto, che abbiamo sempre combattuto, che altre generazioni prima di noi, meglio di noi, con più sangue e più coraggio, hanno combattuto, è il fascismo. Ed è sul fascismo che dobbiamo interrogarci. Ha ragione chi urla, dice di voler scappare, che tutto è una merda e che c’è solo da andare via? Non credo, il fascismo è una scoperta solo per chi fino ad oggi non ha visto (o non ha voluto vedere): botte ne abbiamo sempre prese e ne continueremo a prendere (di più?quante quante di più?). Ha ragione chi si crede alle porte di un nuovo autunno caldo e spera (si illude?) che il “movimento” possa fermare il dilagare del disastro che ci circonda? Ho i miei dubbi, siamo debolissimi da tutti i punti di vista, con intorno centinaia di cani pronti a sbranarci. Ha ragione chi, con giusto rigore, ricorda le colpe dei tanti infami e non ci sta a gettarsi in un calderone indifferenziato diventando uno strumento
nelle mani dei “soliti opportunisti” (ma poi, esistono ancora?!)? In parte sì, ma bisogna stare attenti perchè così si rischia di non capire la drammatica specificità di questo momento (ma è poi questo un momento “particolarmente” drammatico o è parte di un dramma senza fine?), che forse richiede “unità” (unità, ma su cosa? la storia fallimentare dei fronti popolari dovrebbe pur insegnare qualcosa). Davvero non ho risposte! Credo solamente che per vivere degnamente bisogna essere liberi, conquistandoci le cose di giorno in giorno, senza mai chinare la testa, senza mai rimandare, che è tempo perso e si ha una sola esistenza.